Parlare di morte non è mai facile, men che meno pensarla, ma questo libro, che nasce dalla lunghissima esperienza di Ostaseski come accompagnatore spirituale buddhista nel fine vita, è in realtà un vero inno alla vita e alla sua quotidiana sacralità.D'altra parte se è vero che ogni cosa ci aiuta ad illuminare il suo opposto, questo viaggio a fianco di Ostaseski nell'accompagnamento dei malati terminali è un'occasione preziosa per riflettere sul senso della vita. E uso volutamente questa espressione fatta, forse svuotata di senso per il troppo uso, perché credo che questo libro sia uno dei rari che le restituiscono pregnanza e, ironicamente, senso.
"L'uomo non viene distrutto dalla sofferenza; viene distrutto dalla sofferenza senza senso": fa bene Ostaseski a citare il grande psichiatra Victor Frankl, per tre anni internato ad Auschwitz e Dachau, che alla ricerca di un significato nella vita, anche in condizioni estreme, dedicò gran parte della sua ricerca.
E come non ricercare un senso, se lo si sa ascoltare, proprio là dove la morte lambisce l'esistenza? L'autore lo sa bene essendo stato, da insegnante di meditazione buddhista, tra i fondatori dello Zen Hospice Project, il primo Hospice buddhista degli Stati Uniti.
Attenzione: buddhista non significa per praticanti buddhisti, ma gestito da persone che fanno della pratica buddhista di presenza compassionevole il loro modo di stare al mondo, e che usano pratiche di meditazione e consapevolezza nella gestione del dolore, fisico e psichico.
"Cinque inviti" è davvero un libro per tutti: grazie alla lunga esperienza di chi lo ha scritto può essere approcciato dai neofiti della meditazione ma offrire continui spunti anche a chi da più tempo si interroga sull'impermanenza e l'interdipendenza di tutte le cose in chiave buddhista. Fino a questo punto, il libro potrebbe essere inserito nel novero dei tanti usciti negli ultimi anni per proporre a noi occidentali un avvicinamento alle pratiche di meditazione.
Ma credo che ci sia molto di più a renderlo diverso da tutti quelli su mindfulness, consapevolezza e pensiero positivo che affollano le nostre librerie: la saggezza che ci propone Ostaseski non si riduce solo a un supporto al "benessere" individuale. Tra le righe si respira soprattutto un grande invito alla relazione, all'apertura all'altro come vero e potente strumento di creazione di significato.
"Aiutare, aggiustare e servire sono tre modi diversi di vedere la vita. Quando aiutate, vedete la vita come qualcosa di debole; quando aggiustate, vedete la vita come qualcosa di rotto; quando servite, vedete la vita come un tutto unico. Aiutare e servire possono essere opere dell'egoismo, ma il servizio è opera dell'anima." Questa frase pronunciata da un medico amico dell'autore è secondo me il cuore vero dell'insegnamento di Ostaseski.
E io sento di potermi fidare di un uomo che ha fatto della vicinanza a chi soffre il senso della sua vita, quando ci rivela che "quando gli individui si avvicinano alla morte, si pongono solo due domande: Sono stato amato? Ho amato bene?".
Forse allora è vero che in questa nostra epoca che ha fatto del benessere individuale il suo nuovo dio, il ritorno all'altro può essere un'autentica via per ritrovare un senso e, perché no, felicità.
Gli autori sono professori del famoso Istituto per le Ricerche Mentali di Palo Alto. In questo libro la comunicazione è considerata come un rapporto qualitativamente differente dalle 'proprietà' degli individui che l'attuano. Dopo la definizione dei concetti generali gli autori descrivono le caratteristiche fondamentali della comunicazione umana e ne illustrano le manifestazioni e le potenziali deformazioni patologiche.
Non esiste nessuna tecnica di comunicazione efficace che possa prescindere dalla capacità di ascoltare. Quando ci troviamo di fronte una persona e abbiamo l’esigenza di intenderci ci sono due cose fondamentali da fare per sviluppare la capacità d’ascolto: osservare ciò che accade e ascoltare ciò che viene detto, e non tradurre ciò che viene detto e fatto in qualcosa che noi pensiamo sia successo. Imparare ad ascoltare significa “essere presenti”, attenti e disponibili ad accogliere i messaggi senza pregiudizi. Il libro da alcune chiavi di lettura a proposito di questo.
Ha l'obiettivo di aiutare i genitori ad accompagnare con delicatezza, ma soprattutto con sincerità, i bambini alla "scoperta" della morte e nella rielaborazione del lutto.
L'arte di aiutare è l'opera divulgativa più conosciuta di Robert Carkhuff. Con chiare e puntuali illustrazioni, il volume presenta una per una tutte le abilità necessarie per essere efficaci nell'aiuto e nel supporto psicologico. Tutte queste abilità vengono ridescritte all'interno in un modello operativo che Carkhuff perfezionerà nel corso degli anni e che lo ha fatto conoscere come il più geniale continuatore e innovatore dell'opera di Carl Rogers. Un volume indispensabile per chiunque abbia a che fare con problemi umani.
Che cosa accade nei luoghi dove i malati trascorrono gli ultimi giorni o le ultime settimane della loro esistenza? Quali storie si intrecciano, quali dialoghi nascono, quali sentimenti maturano? Le storie raccolte da Attilio Stajano riflettono vicende e sensibilità molto diverse, ma presentano un tratto comune: alla fine, quando i gesti e le parole fatalmente si rarefanno, resta solo l'amore. Mettersi in paziente e sensibile ascolto di chi ci sta per lasciare può insegnarci molto riguardo al significato profondo della vita e della morte. Soprattutto ci insegna a vivere meglio, fino alla fine.